Nella mia città per la quale nutro sentimenti contrapposti : amore e odio, si alternano a seconda delle vicende quotidiane, siamo di nuovo alle solite:
emergenza spazzatura , e che emergenza, abbiamo le strade piene, i cassonetti traboccano , i marciapiedi sono impraticabili.
La differenziata, di cui tanto si parla , che in altri paesi è una importante realtà , da noi è una chimera. Se ne parla, te la fanno vedere come se fosse già cosa certa ma poi finisce nel nulla.
Questa mattina mi sono guardata allo specchio, oddio non è che sia uno spettacolo esaltante, ma non mi sento nemmeno una trapassata.
Voi direte che c'entra questo discorso? c'entra e adesso ve lo dimostro.
Quando ero adolescente , quindi parliamo non di epoca preistorica , ma di 30, 40 anni fa, si viveva in effetti un'altra realtà, secondo il mio modesto parere si viveva meglio, eravamo arretrati? Può darsi ma non c'era lo schifo che regna adesso sovrano.
Qualcuno di voi giovincelli come me, si ricorda dei "vuoti a rendere"? Di che si tratta? Quando si comprava vino , birra , il negoziante pretendeva una caparra che veniva restituita nel momento in cui si riportavano indietro le bottiglie vuote.
Come mai questa sana abitudine è stata messa da parte? Non abbiamo più tempo? dobbiamo lavorare ? siamo sempre di corsa? Queste sono usanze antiche , roba da vecchi.
Non ci rendiamo conto che abbiamo distrutto la natura, abbiamo buttato quintali di plastica in mare, nei terreni hanno seppellito di tutto, ormai non siamo più sicuri di nulla, tutto quello che mangiamo è avvelenato, l'aria è inquinata e purtroppo le malattie aumentano a vista d'occhio.
Ai miei tempi si beveva senza problema l'acqua della fontana, adesso non se ne parla proprio perchè purtroppo non siamo sicuri dell'acqua che sgorga dai nostri rubinetti... e allora acquistiamo centinaia di bottiglie di plastica perchè bere fa bene, bisogna bere almeno due litri di acqua al giorno, fate il conto di quante bottiglie di plastica si buttano al giorno, al mese e all'anno, fra qualche anno saremo sepolti dalla plastica.
Ai miei tempi si poteva lasciare la porta aperta nessuno ti disturbava, adesso siamo barricati nelle case.
Ai miei tempi nelle case, ma non in tutte, c'era la televisione, e quindi ci si riuniva tutti a vedere quei pochi programmi che venivano trasmessi nell'allegria e nella spensieratezza e ognuno commentava a modo suo, adesso nelle case ognuno ha la televisione personale, risultato? ognuno si vede il suo programma in stanze diverse.
Ai miei tempi non c'era il telefonino, che è stata senz'altro una grande invenzione, ma purtroppo siamo diventati schiavi di quell'arnese, non possiamo più farne a meno , siamo diventati cellulare dipendenti, ovunque andiamo guai a non avere dietro il telefonino e ovunque ci troviamo sentiamo quell'odioso squillo.Anche se in alcuni posti è vietato portarlo noi sfidiamo qualsiasi barriera pur di avere dietro quel terribile marchingegno
Ai miei tempi non c'era nemmeno il computer, anche questo una stupenda invenzione se fosse usato con moderazione, invece si trascorrono ore davanti allo schermo , i ragazzi non giocano più , io ho visto giocare i miei figli sotto nel cortile con i compagni , finivano i compiti e si riunivano con gli amici, adesso si sta ore chiusi in casa davanti al computer o davanti a quei terribili videogiochi.
Abbiamo perso il senso della misura, si è perso il senso della famiglia, si corre, ci si affanna tutta la giornata ma alla fine "non ci resta che piangere".
Il progresso , questa parola cosi accattivante, che cos'è? dove ci ha portato?
Avvelenatore seducente, il progresso maschera sotto clamorosi vantaggi particolari una silenziosa distruzione universale.
Mario Andrea Rigoni, Variazioni sull'impossibile, 1993
Mai, nella storia dell’umanità, era accaduto che il progresso ci portasse tanto indietro quanto oggi.
Giovanni Soriano, Malomondo, 2013
Mille cose avanzano, novecentonovantanove regrediscono: questo è il progresso.
Henri Frédéric Amiel, Diario intimo, 1839/81 (postumo, 1976/94)
Il "progresso", un tempo la manifestazione più estrema dell'ottimismo radicale e promessa di felicità universalmente condivisa e duratura, si è spostato all'altra estremità dell'asse delle aspettative, connotata da distopia e fatalismo: adesso "progresso" sta ad indicare la minaccia di un cambiamento inesorabile e ineludibile che invece di promettere pace e sollievo non preannuncia altro che crisi e affanni continui.
Zygmunt Bauman, Modus vivendi, 2007
E adesso, voi mi direte che dovremmo fare? dobbiamo ritornare alla clava? no non voglio dire questo , voglio semplicemente dire che se purtroppo non possiamo cambiare gli sbagli del passato, possiamo provare a gestirli al meglio cercando di migliorare il futuro per il bene soprattutto delle nuove generazioni.